Il ritratto dei misteri

Bonjour mes femmes!
Ogni tanto sento davvero la necessità di fermarmi, di mettere uno stop ai tanti impegni per nutrire la mente con qualche pagina quotidiana di un buon libro.
Come sapete, leggere è da sempre una mia grande passione, mi allontana da tutto e mi rilassa.
Se poi il libro è appassionante come quello che ho appena finito, la voglia di condividerlo con le amiche virtuali è irresistibile.
Ecco quindi che vi consiglio “Il mistero Arnolfini”, scritto dal parigino Jean-Philippe Postel e appena pubblicato in traduzione italiana dalle edizioni Skira.
L’ispirazione che ha dato vita al romanzo è l’intreccio di enigmi sorti intorno a un’opera pittorica: il ritratto dei coniugi Arnolfini, dipinto dal grande artista-alchimista fiammingo Jan van Eyck nel 1434 e attualmente appeso nella stanza n° 56 della National Gallery di Londra.
L’autore si domanda quali arcani significati siano nascosti in tale affascinate tela a olio, conosciuta e ammirata nel corso del tempo da pubblico e critica.
In primis medico, oltre che scrittore, Postel effettua un’indagine accurata, quasi clinica, di questo capolavoro e, pagina dopo pagina, analizza i tanti misteri celati nel quadro.
Con una scrittura agile e coinvolgente, che unisce l’incalzante suspense dei gialli alla precisione di un saggio di storia dell’arte – vi assicuro che non riuscivo a smettere di leggere! – l’autore spiega chi siano in realtà l’uomo e la donna protagonisti del dipinto.
Quello che dovrebbe essere il mercante toscano Niccolò Arnolfini appare infatti diverso da come viene rappresentato in altri ritratti coevi.
Non solo: la prima traccia scritta che cita il quadro lo intitola “Hernoul-le-Fin avec sa femme” e anticamente Saint Hernoul era il patrono dei cornuti.
Così Postel, dopo un’attenta ricostruzione del percorso storico dell’opera, riconsidera le principali interpretazioni, compresa quella che azzerò le precedenti e mise il dipinto in una luce nuova: secondo la tesi della studiosa Margaret Koster, dopo il casuale ritrovamento nel 1994 di un oggetto prezioso che smentì l’identità degli Arnolfini permettendo l’attribuzione delle figure ad altri due coniugi (Giovanni di Nicolao, imparentato con i Medici, e sua moglie Costanza Trenta) “tutto dimostra che la donna rappresentata sia morta di parto”.
E qui il mistero si infittisce, perché tale decesso risulta precedente all’anno siglato sul dipinto.
Jan van Eyck ha dunque ritratto un fantasma?
Oppure, in altri termini e seguendo le credenze dell’epoca, una ‘revenant’, cioè un’anima del Purgatorio riapparsa temporaneamente tra i vivi per stringere la mano al marito e posare per il quadro?
Per rispondere a tali quesiti l’autore studia e interpreta molteplici dettagli dell’opera come un puzzle di segreti, come la candela accesa sul candelabro, l’unica che non è stata spenta nonostante sia giorno, o come la strana assenza delle mani dei coniugi, sostituite da una macchia scura, nel riflesso di uno specchio tondo raffigurato alle loro spalle…
Una storia intrigante, quindi, ricca di significati nascosti, raccontata con lo stesso ritmo di un’indagine poliziesca in un romanzo che riecheggia il fascino dei migliori gialli francesi, ma che è anche occasione per imparare a osservare gli oggetti, le persone e le situazioni con una sensibilità più raffinata, che va oltre le apparenze nel tentativo di coglierne più a fondo verità e messaggi.
Ed è interessante e curata anche la prefazione di Daniel Pennac, uno dei miei scrittori d’oltralpe preferiti. Insomma: bellissimo!
Care amiche e amici, vi consiglio vivamente di leggerlo, magari sedute al caldo sul divano con una tazza di tè, o in giardino, all’ombra di un albero frondoso, o prendendo il primo sole sul terrazzo…
La primavera, si sa, è pazza! Vedrete che chiudendo l’ultima pagina ne sarete davvero soddisfatti!
Aspetto curiosa i vostri commenti e vi saluto con un abbraccio!
À bientôt, mes Amis!